Rendiconti Online della Società Geologica Italiana - Vol. 33/2015

Prefazione

Donatella De Rita
(*) Department of Science, University of Roma Tre, Largo San Leonardo Murialdo 1, 00146 Rome, Italy. E-mail: donatella.derita@uniroma3.it


DOI: https://doi.org/10.3301/ROL.2015.27
Volume: 33/2015
Pages: 1-2

Abstract

Questo volume raccoglie i lavori presentati in occasione del IV Convegno Nazionale della Società Geologica Italiana- Sezione Giovani, dal titolo "Le Smart Cities si edificano sulla Geologia", svoltosi a Roma nel Giugno 2014. L'idea di lanciare un convegno sulla geologia e le smart cities, nasce dalla constatazione che l'evoluzione tecnologica ha raggiunto velocità di crescita così elevate da farci dimenticare la dimensione prima nella quale nasciamo e abbiamo fatto nascere la realtà in cui viviamo. Quasi più nessuno si preoccupa, ad esempio, al momento di comprare una casa, di sapere su quale substrato poggia, se è stabile e solido o soggetto a subsidenza e instabilità, dove la casa è collocata rispetto ai venti e alla morfologia e così via e neppure si preoccupa di sapere quali siano i rischi e le risorse del territorio su cui ha scelto di vivere. In quasi tutti noi si è radicata la convinzione che queste non siano più cose di cui preoccuparsi, o perché la tecnologia risolverà ogni eventuale problema, o perché la conoscenza e quindi la programmazione urbana ne ha già tenuto conto per noi. Purtroppo, invece, sempre più di frequente, abbiamo la prova che così non è, e non siamo neppure più in grado di individuare i responsabili a cui chieder ragione. In questi anni di profonda crisi economica e sociale, si sente spesso criticare gestori politici e amministrativi e anche gli stessi cittadini, per non essere consapevoli di quale scelta potrebbe risultare migliore per uscire da questa situazione. Le uniche soluzioni o speranze per il futuro si basano sempre di più sullo sviluppo tecnologico e sulle potenziali applicazioni alla nostra realtà quotidiana. E bisogna anche considerare che la crisi si accompagna ad un momento di instabilità meteorologica che complica di molto il quadro, perché elargisce "disastri" di alluvioni e frane, fa aumentare il debito pubblico e privato e così via e soprattutto fa aumentare la speranza che la tecnologia forse potrà salvarci. Ma cosa sta accadendo? E' possibile che dopo più di 2 milioni di anni di vita dominante sul pianeta, l'uomo non sia più in grado di assicurarsi la sopravvivenza? E' possibile che si stia interrompendo quel cammino di progresso che sembrava portarci sempre più verso mete di condizioni di vita migliori? E' vero che l'unica nostra speranza è l'investimento in una tecnologia sempre più sofisticata? Da un punto di vista geologico, la situazione ci appare abbastanza ovvia: quello che stiamo vivendo, sta accadendo perché abbiamo dimenticato la stretta relazione che deve esistere tra l'uomo e il suo habitat. E l'habitat inizia dalla geologia. Da sempre, l'aggregazione umana in un agglomerato urbano e poi in una città, si è verificata attorno ad una risorsa, in primo luogo l'acqua. Se facciamo mente locale alle grandi capitali d'Europa, tanto per restringere il campo a qualcosa che ci è vicino, ci accorgiamo che tutte, come la nostra capitale, Roma, sono situate in prossimità di un grande fiume, della costa o di un lago. L'evoluzione della tecnologia ci ha portato a cambiare molte volte il nostro stile di vita, ma certo, non siamo ancora in grado di fare a meno della risorsa base per la nostra sopravvivenza, l'acqua. L'acqua intesa non solo come risorsa potabile ma anche come via di comunicazione e commercio, e materia prima per quasi tutte le attività che ci consentono di avere una buona qualità di vita (agricoltura, industria ecc.). Oltre l'acqua, il richiamo per l'evoluzione dell'aggregazione umana in un sito urbano, è determinato dalla morfologia del territorio e dalle altre sue risorse. Come è noto, la morfologia collinare del territorio della futura Roma , in prossimità del Tevere dove era presente un isola che ne facilitava l'attraversamento, è stato un elemento di importanza fondamentale per la nascita dell'Urbe proprio lì, e per il suo fortunato sviluppo. La naturale connessione dei famosi colli con il territorio vulcanico dei Colli Albani a sud, ha determinato lo sviluppo della città in quella direzione. Ancora oggi, Roma si evolve più rapidamente e con meno problemi a sud piuttosto che a nord, dove la presenza dell'alto strutturale di Monte Mario crea problematiche non facili da risolvere. Anche le altre città d'Europa devono la loro geometria di crescita alla morfologia e litologia del territorio. Un esempio significativo è dato dalla città di Monaco che cresce verso nord perché a sud ci sono le Alpi e la valle del fiume Isar ha una morfologia a canyon. Parigi, in analogia a Roma, è nata sul fiume Senna, dove era presente un'isola, e in prossimità della costa. La città ha una forma pressoché circolare, per via del territorio pianeggiante e senza ostacoli che la circonda. Londra, invece, fino al medioevo, ha avuto un'estensione fortemente condizionata dalla anse del Tamigi ed è rimasta a lungo confinata sulla sponda settentrionale. Altre risorse sono importanti per lo sviluppo di una città: il basamento geologico, la disponibilità di materiali da costruzione, la fertilità dei suoli, la possibilità di espansione della città senza dover occupare le aree a rischio. La limitazione del rischio è infatti un presupposto fondamentale per la buona salute di una città. Se osserviamo la mappa di distribuzione delle grandi città del pianeta ci accorgiamo che queste occupano le aree interessate da attività sia sismica che vulcanica. La spiegazione non è sicuramente che l'uomo ama vivere pericolosamente, ma che, proprio quelle aree che rappresentano la via di interscambio del nostro pianeta tra l'energia interna ed esterna, sono aree ricche di risorse. E di rischi, naturalmente. L'uomo deve cercare le risorse e deve imparare a convivere con i rischi. Questo presuppone per prima cosa la loro conoscenza e quindi una programmazione urbana che ne tenga conto e li limiti. Anche in questo caso l'esempio di Roma è significativo. La programmazione dell'espansione di Roma fino alla tarda epoca repubblicana ha evitato l'occupazione residenziale delle aree della città esposte alle alluvioni e ai risentimenti sismici. Infatti, questi non erano avvertiti come pericoli dalla popolazione. Ma in Epoca Imperiale le cose sono cambiate: l'espansione veloce e non più programmata dell'Urbe, portò alla crescita dei quartieri nelle aree vallive, fino ad allora destinate all'agricoltura, esponendo così la popolazione al rischio. Le conseguenze più disastrose furono due: l'aumento dei costi per il ricorrere dei così detti "disastri naturali" e la distruzione delle principali fonti di autosostentamento della città che erano gli orti urbani (contemporaneamente il consumo del suolo riduceva anche quelli extraurbani). Si era creata quella che oggi chiameremmo sconnessione tra l'uomo e il suo territorio. Queste considerazioni ci portano alla conclusione che è assolutamente necessario tener conto della geologia di un territorio urbano e che è necessario mettere a punto qualsiasi strategia utile a conservarne la memoria e la coscienza. La programmazione urbana non deve ragionare in termini di spazi edificabili e profitti, perché l'occupazione delle aree a rischio porta allo sviluppo di disastri e di eventi incontrollabili, come quelli che recentemente hanno interessato Roma (Gennaio 20014), Milano (Luglio 2014), Genova e Parma (Ottobre 20014) e quindi a costi spesso ben superiori ai profitti di cui sopra. La vera smart city parte dalla conoscenza geologica del suo territorio e programma la sua espansione e la sua attività in armonia con le sue risorse e la necessità del suo auto sostentamento, nell'ottica di ridurre i rischi. Solo in questo contesto l'uso della tecnologia può essere una reale risorsa e non il modo per procrastinare l'inevitabile disastro. I giovani sono lo strumento primo attraverso cui si propaga la conoscenza e la si trasmette nel futuro e quindi una collaborazione su questo tema con la Sezione Giovani della Società Geologica Italiana è stata una scelta molto felice. Vorremmo concludere dando un ringraziamento speciale ai componenti il Comitato Scientifico del Convegno che ci hanno aiutato nel lavoro di revisione dei testi: Roberto Mazza, Marina Fabbri, Giuliana D'Addezio, Mario valletta e Maurizio Del Monte.

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